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30
NOV
2015

Betlemme, il coraggio dell’ospitalità

Nella terza settimana di Avvento andiamo a Betlemme, al cuore del Natale.

Betlemme è un nome che, subito, fa nascere nel cuore la tenerezza e la commozione di pensare al Bambino Gesù che nasce e viene deposto in una mangiatoia.

In questo paese, lontana da casa, Maria partorisce Gesù e gli trova posto: anzitutto lo avvolge del suo amore e di quello di Giuseppe; poi lo avvolge in fasce e lo pone al caldo e al sicuro in una mangiatoia, nel luogo di ricovero degli animali, perché in casa non c’era più posto.

Chi si reca oggi a Betlemme trova una città palestinese circondata da muri, dove i problemi sono molto grandi, per le tensioni politiche, per la limitazione della libertà, per la povertà.

Al centro di Betlemme, però, si trova un orfanotrofio chiamato la “Crèche”, cioè “la Culla”. Lo guidano le suore Figlie della Carità accogliendo, e soprattutto amando, bambini che, per tanti motivi, non hanno trovato posto nelle loro case e nelle loro famiglie. Neanche una mangiatoia.

Lasciamo che Betlemme ci insegni il coraggio dell’ospitalità verso Gesù! E per imparare ad ospitare Gesù cominciamo dall’aprire le nostre porte. Spesso dobbiamo chiuderle per paura dei pericoli, ma poi capita che rimangano chiuse anche agli amici, ai vicini, ai bisognosi. Facciamo qualche gesto di ospitalità e di incontro.

La proposta di invitare a pranzo un vicino di casa, un amico che non vediamo da tempo, o una persona che è sola, è soltanto una piccola proposta: ma può aiutarci a imparare quella ospitalità verso Gesù che Betlemme ci insegna.

Don Luca