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15
MAR
2020

Esercizio di pazienza e responsabilità

Carissimi,
anche questa settimana si è conclusa e ha portato con sé misure ancora più rigide che ciascuno di noi è chiamato a rispettare. Ci sono tante cose di cui, come tutti, potrei lamentarmi, ma scelgo invece di concentrarmi sulla possibilità che questo tempo anomalo mi dona di riflettere e confrontarmi con gli altri seppure con mezzi diversi dal consueto. Sono alcune di queste riflessioni che condivido con voi.
Non sono mancate in questi giorni le domande difficili, non solo dei bambini, ma anche degli adulti. Proprio ieri sera mi hanno chiesto “Che pazienza e che forza che ci vuole per rimanere calmi e lucidi. Preside lei come fa?”. Di primo acchito ho risposto “Anni e anni di esperienza! Non dimenticatevi che… sono la nonna di tutti i bambini”, ma la realtà è che ogni giorno ci provo e ogni giorno sbaglio, poi però riprendo il cammino.
La fatica di non poter stare fisicamente con l’altro è palpabile. Diventiamo impazienti. Gli adulti si sentono in dovere di mettere i ragazzi nelle condizioni di utilizzare mille forme diverse di comunicazione, ma non dimentichiamoci che in tutto questo dobbiamo esercitare la nostra responsabilità e scegliere solo gli strumenti che li tutelano.
Sono assolutamente convinta che, come mi ha scritto una mamma, “i ragazzi hanno più spirito d’adattamento di noi!”. Ed è questa capacità di adattarsi che, forse, dovremmo mutuare da loro oltre alla capacità di gioire di quel che si fa: “Preside ho fatto tantissime cose: ho fatto lezione, ho avuto un appuntamento sul balcone per cantare con i vicini e caccia al tesoro con te!”. Una caccia al tesoro? Da dove nasce? Nasce dall’esigenza di far vivere gli ambienti della scuola ai bambini che a scuola non possono andare. Il personaggio da cercare è il Carciofovirus. Il nome è l’adattamento di quello del Coronavirus, che tanto sta ostacolando la vita regolare delle persone. Lo ha proposto una bimba che lo ha paragonato a quel bulletto del carciofo di una famosa canzone dello Zecchino d’oro. Noi quel nome lo abbiamo adottato subito perché alla fine il bulletto non darà più fastidio a nessuno. Un altro bimbo ha proposto di “broccolarlo”, intendendo “sconfiggerlo”. E allora ecco che noi ogni giorno cerchiamo il Carciofovirus e lo broccoliamo. Usiamo un modo per esorcizzare la paura che è sintonizzato sulle frequenze che i bambini possono comprendere.
Finirà presto? Non lo sappiamo, se non sarà così avremo tutti imparato a fare esercizio di pazienza.
A voi tutti la mia gratitudine sempre più grande perché ogni giorno mi fate sperimentare la fortuna di essere parte di una comunità così viva, una comunità che sa farsi presente con immutato calore.
Un caro saluto
Anna Asti